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Uno splendido dipinto

 - quovadisumbria

IL FIUME TOPINO E I BEATI FILIPPO E GIACOMO NEL DIPINTO DI ALFREDO SERENI

Di Sandra Remoli

 

 Nella Chiesa di San Francesco a Foligno è custodito un bellissimo dipinto, opera di Alfredo Sereni, dove si può vedere il Fiume Topino che fa da cornice alla storia di due beati francescani locali, Filippo e Giacomo. Splendida anche la veduta della città e dei monti circostanti.

Secondo la tradizione il fiume avrebbe trasportato e condotto a Foligno, una cassa contenente le salme dei frati tragicamente uccisi per ordine dei Trinci. L’episodio è raccontato sia nella “Hagiologicum Italicum”  che  dallo Jacobilli.

 Filippo e Giacomo erano stati accusati di sobillare gli abitanti di Bevagna a ribellarsi contro i signori che, sottomettendo il borgo, lo avevano ridotto alla povertà e alla miseria. Le intenzioni dei due religiosi sarebbero state invece di portare aiuto ai bevanati e mediare, riappacificando i rapporti con Foligno.

In ogni caso, vennero martirizzati  e, per vietarne una degna sepoltura, i lori corpi vennero gettati nel fiume. Miracolosamente  però, vennero rinvenuti in una specie di arca che navigava controcorrente e che, una volta aperta, svelò le salme ancora intatte, ma con ferite aperte e sgorganti sangue che emanava un profumo soave. Da alcuni segni miracolosi, si comprese che i due beati dovevano essere sepolti nella Chiesa di San Francesco.

Moltissimi secoli dopo, siamo nel 2011, Fra’ Paolo , francescano della Chiesa di Sant’Andrea a Spello, commissionò al pittore folignate A. Sereni, una tavola che ricordasse questa storia.

Ho incontrato l’artista per avere alcune informazioni riguardo l’opera, che mi è sempre molto piaciuta per la sua luminosità.

Alfredo Sereni mi ha raccontato che la tavola ( 1,40 m. x 2,70 m. ) non era stata pensata per la posizione attuale, all’interno della chiesa di San Francesco di Foligno sulla destra, ma per la bellissima sacrestia, in un’apposita nicchia per la quale quindi aveva preso le misure e scelto la forma ad arco.

Al momento dell’inaugurazione, invece, dato il successo riscosso, i frati cambiarono idea e, sentita la Soprintendenza, decisero per la sistemazione attuale, proprio accanto all’altare che conserva le reliquie dei due beati.

Il supporto dell’opera è la tavola in legno, sulla quale è stata incollata la tela dipinta con colori acrilici in circa due mesi. Ovviamente l’artista ne realizzò inizialmente un bozzetto approvato dai suoi committenti.

Per raffigurare i personaggi, l’artista si è ispirato ai volti di amici e familiari, mentre il paesaggio è l’elemento che più lo interessa da sempre: dipinge paesaggi con colori acrilici che, asciugando rapidamente, consentono immediati e ripetuti passaggi, permettendo così all’artista di riuscire a contrastare le immagini e a lavorare sulla luce in modo particolare.

Il paesaggio da perciò all’artista la possibilità di studiare la luminosità, il suo laboratorio è a Colle San Lorenzo e, nelle varie stagioni dell’anno, soprattutto in autunno, il territorio in cui vive offre mille spunti da trasferire nelle opere. In tempi recenti si sta’ anche concentrando sui particolari, realizzando opere che , invece di raffigurare una veduta ampia, si focalizzano solo su elementi specifici. Predilige i formati ampi che poi, stranamente, gli richiedono anche tempi di lavoro più rapidi rispetto ai formati medi o ridotti. La fotografia lo aiuta a fissare i soggetti che lo ispirano, ma poi nei suoi lavori cerca di superare la superficie piatta della foto, per articolarla su vari piani in profondità.

L’artista è un autodidatta, affascinato dai pittori Macchiaioli, soprattutto da Telemaco Signorini, dall’Impressionismo e dall’Iperrealismo. La sua passione per la pittura è nata fin da bambino ed ora la trasmette ai propri nipoti.

Esegue anche ritratti ed immagini sacre, ma prevalentemente su committenza, e nel 2012, in seguito ad un viaggio in Africa, in Ruanda, tramite Padre Lolli, gli è stata richiesta una Madonna del dolore per la Cattedrale di Ciangugu. Inizialmente avrebbe voluto ispirarsi alla foto di una donna del posto per eseguire il volto di Maria, vestendola anche con abiti della tradizione locale, tuttavia il sacerdote africano, dati i profondi contrasti tra etnie diverse, lo ha sconsigliato in tal senso, portandolo ancora una volta ad ispirarsi ai volti di familiari, in questo caso di sua figlia!

La sua ultima mostra si è svolta due anni fa a Gemona, città gemellata con Foligno, dove aveva già partecipato ad una collettiva. Prossimamente, forse già a fine Maggio, tornerà a Foligno, nell’ex Chiesa di Santa Maria di Betlemme, in Via Umberto I°.

Alla fine della nostra piacevolissima chiacchierata, avendo ascoltato un po’ la storia dell’artista ed esaminato le sue caratteristiche, mi è sorta spontanea un domanda: “ la sua pittura mi sembrerebbe molto adatta per un palio della Giostra della Quintana … dato anche il suo forte legame con il territorio e soprattutto con Foligno , sua città natale … non ci ha mai pensato?”, sorridendo il signor Alfredo mi ha risposto con estrema semplicità e modestia che, sinceramente, ad oggi non gli è stato ancora mai chiesto …

 

 

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